La dermatite da contatto (DC) è una reazione infiammatoria della pelle ad andamento acuto, subacuto o cronico-recidivante (1).
La causa della DC è rappresentata dal contatto con agenti ambientali di varia natura, anche in ambito professionale.

Tale contatto può realizzarsi per via esterna sia diretta che attraverso l’aria (aeromediato). La fascia di età più colpita è quella tra i 40 ed i 45 anni senza distinzioni di sesso.

Il quadro clinico della DC è molto vario e dipende dalle modalità di contatto, dall’agente causale, dalla predisposizione individuale, dalle sedi cutanee interessate, dalla presenza di dermatiti preesistenti e da fattori ambientali (1).

Distinguiamo due forme di DC: quella irritativa (DIC) e quella allergica (DAC) (2).

La dermatite da contatto irritativa (DIC) è la forma più comune, ed è caratterizzata da lesioni limitate all’area del contatto diretto con l’agente causale (3).

Gli irritanti più frequentemente coinvolti sono detergenti, surfattanti, emulsionanti, alcali, acidi, olii, solventi, acqua. Può manifestarsi anche al primo contatto con la sostanza irritante ed essere acuta o cronica.

La forma acuta (per contatto singolo o più contatti di breve durata con l’irritante) può provocare eritema, edema, papule, vescicole e bolle e le lesioni si susseguono una dopo l’altra sulla pelle nello spazio di più giorni (“metacronia”).
La forma cronica si manifesta con secchezza, fissurazioni (tipico è l’esempio dell’eczema secco della casalinga), ispessimento della pelle e ragadi.

Le mani sono la sede più colpita ed è in genere presente bruciore, talora associato a prurito.

La dermatite da contatto allergica (DAC) si sviluppa invece per sensibilizzazione allergica (reazione di IV tipo) nei confronti di vari agenti esterni (3,4). La prima fase della sensibilizzazione dura circa 5-7 giorni e non si associa a manifestazioni cliniche. La seconda fase si verifica in soggetti sensibilizzati e compare dopo 12-48 ore dall’esposizione all’agente causale, con comparsa delle lesioni sulla pelle. Inizialmente queste compaiono in sede di contatto con l’agente causale (fatto che aiuta nell’individuarlo) e poi -a differenza della DIC- le manifestazioni possono diffondersi anche in altre sedi o avere localizzazioni atipiche.

Esempio è la forma di DAC causata dallo smalto per le unghie, in cui le lesioni si presentano al collo e alle palpebre (sedi di grattamento) e non alle unghie essendo la lamina ungueale impermeabile all’allergene. Nella DAC le lesioni sono “sincrone” (eritema, edema e vescicolazione insorgono in contemporanea nella stessa chiazza).

Le manifestazioni cliniche possono presentarsi in forma acuta, subacuta o cronica, anche se le varie fasi possono sovrapporsi. In fase acuta si presenta avremo eritema, edema e vescicole. In fase subacuta si evidenziano formazioni crostose con desquamazione.
Le forme croniche presentano placche infiltrate e ispessimento della pelle, talora con aspetti fissurativi fino al sanguinamento (4).

Il nichel è il più frequente sensibilizzante (positività media ai Patch test del 18%), seguito da profumi, cobalto, potassio bicromato. Il sintomo principale è il prurito7. Spesso può coesistere una sovrapposizione batterica (soprattutto per intenso grattamento).

La diagnosi della DC si avvale della storia clinica riferita dal paziente, dell’osservazione della pelle e dei test allergologici (5,6).
E’ fondamentale valutare il contatto con possibili allergeni sia in ambito domestico che professionale. Pertanto si indagherà su professione svolta, attività casalinghe, hobbies, sport, uso di profumi, detergenti, tinture, creme, farmaci, indumenti, calzature.

I Patch test rappresentano ad oggi il mezzo diagnostico più diretto e più pratico. Gli allergeni ad opportuna concentrazione vengono applicati attraverso un apparato testante di cerotti sulla parte superiore del dorso e lasciati in sede per 48 ore. La lettura viene effettuata dopo ulteriori 24-48 ore e viene assegnato un punteggio da 0 a ++++ in base all’intensità della reazione cutanea (7).

Sono noti più di 3.000 allergeni per contatto, ma i test più utilizzati comprendono una serie fissa stabilita dalla SIDAPA (Società Italiana di Dermatologia Allergologica Professionale e Ambientale), modificabile con allergeni specifici a seconda del sospetto diagnostico (pannello ortopedico, casalinghe, parrucchieri) (7).

I Patch test non si eseguono quando la dermatite è diffusa o in fase acuta e vanno rinviati in corso di terapia immunosoppressiva e/o steroidea (anche topica).

La prima misura terapeutica da porre in atto è la prevenzione tramite allontanamento dell’agente causale ed eventuale utilizzo di presidi protettivi (guanti, creme barriera) (6,7).

Nella gran maggioranza dei casi la terapia è solo locale e si avvale, specie nella DAC, dell’impiego dei corticosteroidi diversi in rapporto alle fasi della sintomatologia (creme e gel per quelle acute, creme idrofobe e unguenti per quelle subacute e croniche) e a varia potenza. Di norma non vengono utilizzati per più di 5-7 giorni. Se sono presenti segni clinici di sovrapposizione batterica, legata soprattutto al grattamento, può essere indicato l’utilizzo di antibiotici. La terapia generale trova indicazione solo nei casi molto estesi e pruriginosi (7).

 

Bibliografia

1. Yan Li et al. Contact dermatitis: classifications and management. Clin Rev Allergy Immunol 2021; 61: 245- 281
2. Lichtman G, Nair PA, Atwater AR et al. Contact dermatitis.
3. Ale IS, Maibacht HA. Diagnostic approach in allergic and irritant contact dermatitis. Expert Rev Clin Immunol 2010; 6: 291-310

4. Gober MD, Gaspari AA. Allergic contact dermatitis. Curr Dir Autoimmun 2008; 10: 1-26
5. Hollins LC et al. Occupational contact dermatitis: evaluation and management considerations. Dermatol Clin 2020; 38: 329-338
6. Usatine RP et al. Diagnosis and management of contact dermatitis. Am Fam Physician 2010 Aug 1; 82 (3): 249-255
7. Linee Guida e raccomandazioni SIDeMaST