Ruzicka T, Hanifin JM, Furue M, et al.. N Engl J Med 2017; 376;9:826-835.

 

Recensione a cura di: Chiara Cardamone e Roberta Parente – Dipartimento di Medicina, Divisione di Allergologia ed Immunologia Clinica, Università degli Studi di Salerno

 

La dermatite atopica (AD) è una condizione cronica, infiammatoria e pruriginosa, causata da un’anomala risposta immune a sostanze antigeniche e stimoli meccanici.

Il prurito è parte integrante del quadro clinico e incide negativamente sulla qualità di vita dei pazienti, essendo associato a disturbi del sonno, aggressività e depressione.

I farmaci generalmente approvati per il trattamento del prurito, come gli steroidi topici e gli antistaminici, hanno efficacia limitata nella AD o sono associati ad effetti collaterali a lungo termine. Per questo l’obiettivo terapeutico primario nei pazienti affetti da AD dovrebbe essere alleviare il prurito.

L’interleuchina-31 (IL-31) gioca un ruolo cruciale nella patogenesi della AD e più specificamente nella ricorrenza del prurito.

Nemolizumab è un anticorpo monoclonale anti recettore A dell’IL-31 che riconosce tale recettore su un numero considerevole di cellule inclusi i neuroni gangliari, al fine di inibire il signaling dell’IL-31 ed alleviare così il prurito.

In questo studio multicentrico di fase II, randomizzato, in doppio-cieco, confrontato con placebo è stata valutata l’efficacia, la sicurezza e il profilo di tollerabilità di nemolizumab somministrato per 12 settimane, in una popolazione di 264 adulti con età compresa tra 18 e 65 anni con AD moderata-severa inadeguatamente controllata da trattamenti topici. Il farmaco è stato somministrato per via sottocutanea alla dose di 0.1 mg, 0.5 mg o 2.0 mg per Kg o placebo ogni 4 settimane.

L’endpoint primario era il miglioramento nello score del prurito rispetto al valore basale. Alla 12° settimana in tutti i gruppi trattati con nemolizumab è stata rilevata una significativa riduzione del prurito, dose-dipendente.

Non è da trascurare la quota di pazienti in cui si è registrata l’interruzione della terapia con nemolizumab, che è stata pressochè costante in ogni gruppo (17% dei pazienti nel gruppo trattato con 0.1 mg, 17% nel gruppo 0.5 mg, 13% nel gruppo 2 mg e 17% del gruppo placebo).

In 14 pazienti il motivo della discontinuazione è stato l’insorgenza effetti collaterali (in particolare la riacutizzazione delle manifestazioni della AD).

Riguardo al profilo di sicurezza, l’esacerbazione della dermatite, faringiti, infezioni delle alte vie respiratorie, edema periferico ed elevazione del CPK sono stati i più comuni eventi avversi registrati in questo studio.

Sebbene questo studio abbia delle limitazioni, tra cui la non trascurabile percentuale d’interruzione del trattamento a causa dell’esacerbazione della dermatite, esso supporta il ruolo dell’IL-31 nella patogenesi della AD.

Tuttavia, non possono essere formulate considerazioni conclusive riguardo al profilo di tollerabilità e agli effetti collaterali, dato il numero limitato di pazienti e la breve durata del trial.